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Müntzer). Riformatore tedesco. Studiò a Lipsia e a
Francoforte sull'Oder e nel 1515 divenne prevosto nel monastero di Frohse,
presso Aschersleben. Conobbe Lutero nel 1519 e aderì al suo moto
riformatore; maturò così il proprio distacco dalla Chiesa di Roma
e per raccomandazione di Lutero stesso venne incaricato della predicazione a
Zwickau, in Sassonia. Influenzato da radicali spiritualisti come N. Storch, mal
accetto dalle autorità ecclesiastiche e da quelle civili, fu costretto
nel 1521 ad abbandonare la città. Si recò a Praga sperando di
ottenere protezione e aiuto dagli Ussiti di Boemia. Dopo la pubblicazione del
Manifesto di Praga e la collaborazione con Carlostadio a Wittenberg, la
sua polemica contro i "nuovi papisti" luterani lo costrinse però ad
abbandonare anche questa città. Si trasferì quindi ad Allstedt e
nel 1523 vi fondò la "Lega della fedele e divina volontà",
introducendo la messa in volgare. Ormai in polemica con Lutero,
M. volle
fare della città una sorta di anti-Wittenberg. Cercò di guadagnare
a sé i principi di Sassonia (
Sermone ai principi di Sassonia,
1524), proclamando una riforma che doveva essere applicazione terrena della
giustizia divina. Recatosi a Mühlhausen (1524) in seguito all'espulsione da
Allstedt, insieme a H. Pfeiffer promosse una riforma della città della
Turingia secondo il pensiero di Dio, provocando l'ennesima espulsione dalla
città dei due predicatori. Contro gli attacchi di Lutero scrisse
l'
Apologia ben fondata e risposta alla carne senza spirito che vive
mollemente a Wittenberg. Unitosi, quindi, alle masse di contadini in rivolta
a Hegau e nel Klettgau, divenne l'ideatore della cosiddetta "Rivolta dei
contadini" che rappresentava per lui una sorta di ribellione di Dio (con il
Proclama ai cittadini di Allstedt, 1525, cercò di fomentare gli
animi degli ex concittadini). Ma, nella battaglia di Frankenhausen (1525), i
contadini furono sconfitti e
M. venne catturato e giustiziato. Il
pensiero di
M. fu influenzato, oltre che dalle dottrine di Lutero, anche
dal pensiero dei mistici medioevali, da quello di G. da Fiore e dei taboriti
hussiti, da cui trasse alcune delle sue idee sociali rivoluzionarie. Contro
Lutero,
M. ribadì l'importanza delle opere e delle azioni per
guadagnare la salvezza, respingendo l'idea che essa si potesse ottenere solo per
fede; più che il rispetto della parola scritta, ritenne fondamentale
l'onestà della propria coscienza interiore, la cui purificazione era
necessaria per accogliere Dio. Da G. da Fiore e dai mistici gli derivò la
visione escatologica sulla quale fondò il suo pensiero sociale e
politico.
M. credeva, infatti, imminente la realizzazione del Regno di
Dio e considerava eletti coloro che avevano preso parte alla Lega e che,
partecipando alla Rivolta dei contadini, volevano collaborare concretamente alla
realizzazione del regno divino (Stolberg, Harz 1489 circa - Mühlhausen,
Turingia 1525).